Serendipità

Luciana Indinnimeo

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“Serendipità” viene dall’inglese “serendipità”, usato nella recente letteratura medica anglosassone. Ho avuto occasione di imbattermi in questo termine e per questo desidero condividere con voi alcune riflessioni in merito.

Il termine “Serendipity” è stato coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole nel 1754 nella novella Three Princes of Serendip ‒ Serendip essendo il nome arabo dell’isola di Ceylon. Gli antichi viaggiatori spesso si imbattevano in cose di valore anche senza cercarle veramente, ma solo grazie al caso e ad un acuto spirito di osservazione. La serendipità presuppone quindi casualità, ma anche arguzia, capacità di osservazione e umiltà intellettuale. Nell’epoca vittoriana il termine non ebbe fortuna nel mondo scientifico, probabilmente perché ritenuto frivolo, essendo stato coniato da un autore di favole. Gli scienziati di allora, pur consapevoli dell’importanza del caso in molte scoperte scientifiche, preferivano trascurare la sua importanza. La serendipità, considerata una “mostruosità filologica” piuttosto che un neologismo degno di entrare nel linguaggio del mondo accademico, fu sdoganata nel linguaggio medico accademico solo negli anni ’30 del Novecento da Walter Cannon.




Cannon, importante scienziato della Harvard Medical School e profondo umanista, colse il valore di un termine che riusciva a racchiudere in sé l’importanza del caso nella ricerca medica senza nulla togliere alla preparazione, allo spirito critico e all’entusiasmo di essere un semplice osservatore del mondo. La parola “serendipity” è oggi ampiamente acquisita nella letteratura medica anglosassone e sicuramente è servita a meglio definire il ruolo del caso nella ricerca scientifica. Un esempio di serendipità scientifica è la scoperta della tolleranza immunologica, avvenuta il 3 ottobre 1953. È questa la data di pubblicazione su Nature del lavoro di Billigham, Medawar e Brent scaturito dall’osservazione casuale della tolleranza di allotrapianti cutanei tra vitelli gemelli dizigoti. Questi ricercatori, dopo i lavori di Owen che nel 1945 era riuscito a dimostrare due tipi differenti di eritrociti nel sangue di vitelli gemelli dizigoti, riuscirono a concepire il concetto di tolleranza immunitaria. Si aprivano nuove frontiere di progresso medico, fino ai trapianti di organo. La serendipità ha avuto il suo ruolo anche nelle ricerche di Marshall e Warren, Premi Nobel per la Medicina che negli anni ’80 misero in correlazione l’Helicobacter pylori e l’ulcera peptica grazie ad osservazioni casuali eseguite da scienziati attenti, non condizionati da dogmi. Il dogma dell’epoca era “no acid, no ulcer”. Dall’inizio del Novecento numerosi erano stati i lavori sulla presenza di batteri spiraliformi nello stomaco che non avevano ricevuto adeguata attenzione fino all’avvento dei due ricercatori clinici australiani.

I due medici, durante la loro attività ospedaliera di routine, si imbatterono nell’osservazione di batteri spiraliformi nelle biopsie gastriche e ciò stimolò intuizioni che furono portate avanti fino al Premio Nobel.

Il termine serendipità rappresenta plasticamente un rapido messaggio di sintesi tra il valore dell’intuito, la potenza del caso e l’importanza della curiosità, sempre da coltivare con umiltà ed entusiasmo in ogni momento della nostra vita. Soprattutto quella professionale ●