Un lungo cammino

Di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, ognuno di noi conta e ha delle responsabilità: bisogna agire individualmente e collettivamente.

di Luciana Indinnimeo

direzione.areapediatrica@sip.it

È ormai ufficiale la partenza in Europa di un programma economico-sociale dedicato alla transizione dei nostri stili di vita verso comportamenti più attenti alle esigenze dell’ambiente e sempre più orientati allo sviluppo delle tecnologie digitali.

Sarà per noi cittadini un lento e progressivo cambiamento per il quale dovremo prepararci in modo da ridurre gli aspetti negativi inevitabili dovuti all’impatto delle nuove esigenze ambientali, valorizzando i vantaggi di una convivenza più armoniosa con la Natura. Nonostante ci sentiamo impotenti davanti all’entità del cambiamento climatico, da cittadini e consumatori, ognuno di noi conta e ha le sue responsabilità.

Indagini epidemiologiche, eseguite in varie nazioni (Kotcher J, Lancet 2021), hanno dimostrato che i partecipanti, in gran parte medici e personale sanitario, concordano che i cambiamenti climatici sono in atto e sono generati soprattutto dalle attività umane.

Quando ci chiediamo cosa si può fare in prima persona per limitare il cambiamento climatico, viene naturale pensare a scelte come quella di guidare un’auto elettrica o mangiare meno carne. Le azioni personali di questo tipo sono importanti per i segnali che mandano al mercato, ma il grosso delle nostre emissioni proviene dai sistemi più vasti entro cui si svolgono le nostre vite. Ad esempio quando qualcuno vuole del pane tostato, dobbiamo assicurarci che ci sia un sistema in grado di fornire il pane, il tostapane e la corrente per alimentarlo senza aggiungere gas serra all’atmosfera. Non risolveremo il problema dicendo che sarebbe opportuno mangiare poco pane tostato!

Per mettere insieme questo nuovo sistema energetico è necessaria quindi un’azione concertata, prendere coscienza del problema e partecipare attivamente alla vita socio-politica.

Chi deve prendere importanti decisioni politiche può affrontare solo un certo numero di problemi alla volta e in genere decide le priorità in base ai segnali che arrivano dai suoi elettori.

In altre parole, i leader politici sosterranno sempre più convintamente piani specifici per il cambiamento climatico se i loro elettori lo richiederanno. Milioni di persone stanno già sollecitando dei provvedimenti. Ciò di cui c’è bisogno è tradurre queste richieste in una pressione che incoraggi a prendere decisioni difficili e ad accettare i compromessi necessari per ridurre le emissioni di gas serra.

Nel dibattito sul cambiamento climatico si è assistito purtroppo a un’inutile polarizzazione, per non parlare della confusione generata da informazioni a volte contraddittorie e da notizie fuorvianti. Dobbiamo rendere la discussione costruttiva e dobbiamo soprattutto imperniarla su piani realistici e specifici per ridurre progressivamente le emissioni. Sarebbe bello se ci fosse una qualche prodigiosa invenzione in grado di orientare i nostri messaggi in una direzione più proficua. Ma non esiste per ora un congegno o una tecnologia del genere.

Ciascuno di noi deve essere sempre più coinvolto nell’educazione sulla minaccia alla salute causata dai cambiamenti climatici, anche se non è facile superare barriere e difficoltà che ostacolano la conoscenza di questi temi.

Possiamo utilizzare varie risorse, dall’educazione professionale continua, al materiale di informazione per le famiglie con i segnali di allarme e le raccomandazioni delle istituzioni, per preparare le/i bambine/i di oggi e le generazioni a noi successive a comprendere e a trovare soluzioni che consentano di guardare al futuro con fiducia .