Scuola online

Con la pandemia da Covid-19 la moderna tecnologia
ha permesso, sebbene bloccati a casa, di non fermarsi
né per quanto riguarda il lavoro né tantomeno la scuola.
E proprio sulla scuola a distanza però rimangono disparità che vanno colmate.

 

di Luciana Indinnimeo

direzione.areapediatrica@sip.it

 




Un aspetto collaterale molto interessante del difficile periodo che stiamo vivendo per la pandemia da Covid-19 è rappresentato dallo sviluppo delle attività online e dalla loro ricaduta sul nostro modo di vivere e di pensare.

Per la prima volta nella sua storia l’uomo affieda gran parte della sua capacità comunicativa ad una tecnologia potentissima. Lo smart-working, il lavoro da casa con strumenti informatici, è aumentato drammaticamente e ha portato ad una nuova organizzazione del lavoro che, con tempi e modalità diverse, continuerà in futuro anche quando l’emergenza sarà superata.

La moderna tecnologia ha permesso, sebbene bloccati a casa, di non fermarsi né con il lavoro né con la scuola.

Le lezioni online hanno rappresentato una grande novità per tutti, anche per la generazione nata nell’epoca “web”, cioè quei bambini/e, ragazzi/e che oggi si affacciano alla vita sociale utilizzando in maniera sempre più intensiva e pervasiva gli strumenti della tecnologia comunicativa informatica. La scuola, gli insegnanti e gli alunni con le lezioni online hanno cercato di garantire l’istruzione ad una generazione che la pandemia da Covid-19 ha bloccato in casa per contenere un contagio altrimenti inarrestabile. Le classi, gli alunni presenti insieme in aula, le lezioni frontali sono state sostituite da nuove tecniche di insegnamento, utilizzate in precedenza solo in modo parcellare e sperimentale.

Da questa esperienza sono emersi non pochi problemi organizzativi, tra cui l’insufficienza delle attrezzature necessarie per lo svolgimento delle lezioni a distanza. Le dotazioni tecnologiche infatti non sono a disposizione di tutti gli alunni. La ricerca ISTAT del 2018-2019 “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” documenta che il 33,8% delle famiglie non ha un PC o un tablet, la percentuale scende al 14,3% se nelle famiglie è presente un minore. Le famiglie che non hanno un computer sono più numerose nel Mezzogiorno, rispetto alle altre aree del nostro Paese.

È prevedibile che non torneremo rapidamente alla normalità e che a settembre la scuola riprenderà con le lezioni online, è necessario quindi un grande e immediato impegno delle Istituzioni, delle singole scuole per colmare il divario tra le regioni italiane e per dotare le famiglie di strumenti tecnologici adeguati che permettano a tutti gli alunni di seguire le lezioni a distanza.

La scuola online rappresenta un nuovo modo di comunicare e di strutturare la vita sociale.

Sappiamo che l’interazione diretta è un’esperienza difficilmente riproducibile utilizzando i più comuni strumenti tecnologici. Gli schermi ci distanziano, nella comunicazione “faccia a faccia” condividiamo con qualcuno lo stesso momento, nel tempo e nello spazio, elemento estremamente efficace dal punto di vista cognitivo. Maggiore è il contatto visivo che le persone hanno durante una conversazione, maggiore è la sintonia che si crea gli uni con gli atri.

Quanto stiamo vivendo influenzerà la cultura nei nostri ragazzi/e, le menti che si formeranno da queste esperienze avranno capacità di analisi nuove, con le quali noi “vecchi” dovremo imparare a interagire per comunicare quelli che riteniamo valori da tramandare e difendere. Questo percorso vedrà protagonista la Famiglia sostenuta dalle figure professionali che hanno un ruolo nello sviluppo dei nostri ragazzi/e, quindi anche dal pediatra. La sfida è continua, saremo pronti quando arriveranno gli ologrammi?