Le epidemie
della generazione Z

Oppioidi, alcol, fumo: i nati tra il 1999 e il 2015
a rischio dipendenze per la precocità di certe esperienze.
L’importanza della valutazione dei pediatri.

Luciana Indinnimeo

direzione.areapediatrica@sip.it

Negli Stati Uniti il consumo di oppiacei, sia illegali che tramite assunzione di farmaci medicalmente prescritti, ha contribuito a un aumento di tossicodipendenze e morti da overdose. Siamo davanti ad una vera e propria emergenza sanitaria, segnalata anche dal Presidente Trump, che ha definito l’abuso di oppioidi il nuovo problema della popolazione giovanile. A provarlo, un aumento vertiginoso dei decessi per overdose. Nel 2018 negli Usa le morti collegate all’uso di oppioidi sono state oltre 70 mila. Si moltiplicano le cause contro le multinazionali farmaceutiche e nel mese scorso in Ohio alcune di queste multinazionali hanno patteggiato risarcimenti da centinaia di milioni di dollari.

Secondo alcuni esperti il problema è dovuto alla prescrizione “sbagliata” di alcuni farmaci analgesici, in particolare l’ossicodone, sintetizzato la prima volta in Germania nel 1916 dalla tebaina, un alcaloide dell’oppio. La sostanza, approvata nel 1995 dalla Food and Drug Administration e prescritta quasi esclusivamente ai pazienti oncologici, grazie anche a un marketing molto aggressivo, cominciò a essere prescritta per molti altri tipi di dolore, dal mal di testa ai dolori ossei, al trattamento del dolore post-chirurgico. Fra il 1997 e il 2002 le prescrizioni di ossicodone per il dolore non oncologico aumentarono di 10 volte. Nel frattempo il farmaco è entrato sul mercato illegale: le compresse di ossicodone frantumate hanno un effetto oppioide potente come quello dell’eroina. Questo uso ha cominciato a diffondersi, specie fra gli adolescenti e i giovani, in una spirale difficile da arrestare. Probabilmente per gli attuali adolescenti “drogarsi con le medicine” è meno pericoloso.

In Italia il fenomeno sicuramente non è così rilevante come negli Stati Uniti – ha detto Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità –, però il problema nel nostro Paese potrebbe essere sottostimato. Le droghe vanno sempre evitate, anche quelle cosiddette leggere. Il problema comune all’assunzione di qualunque droga è la dipendenza che negli anni può creare danni irreversibili. Secondo i dati 2017 dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, in Italia i giovani tra 15 e 34 anni fanno uso di cannabis nel 19% dei casi, di cocaina nell’1,8%; l’1% utilizza mdma o ecstasy e lo 0,6% fa uso di anfetamine.

La generazione Z (ragazze/i nati dal 1999 al 2015) vivono una maggiore libertà e sono sempre più precoci nelle loro esperienze di vita, soprattutto quelle trasgressive legate non solo al consumo di droghe, ma anche di alcol e tabacco.

La World Health Organisation raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 16 anni. Dall’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, il 9,8% dei ragazzi e il 6,8% delle ragazze tra gli 11 e 17 anni hanno dichiarato di aver consumato bevande alcoliche lontano dai pasti e una quota minore ha dichiarato di aver praticato il binge drinking.

Attenzione anche agli energy drinks, cioè bevande che contengono stimolanti, vitamine e minerali, tra cui caffeina, guaranà, taurina, carnitina e ginkgo biloba. Secondo uno studio espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), in Italia 1 adolescente su 3 tra i 15 e i 19 anni assume abitualmente energy drinks. La miscela di energy drinks e alcol può essere estremamente dannosa.

Il consumo di tabacco è un altro importante problema di salute per i nostri giovani. È noto che senza fumo si vive più a lungo e in buona salute, si respira meglio, si è più in forma e, non ultimo, si risparmia. Ma il fumo piace agli adolescenti italiani. I dati Doxa 2017 confermano che su oltre 11 milioni di fumatori in Italia (22,3%), il 12,2% ha iniziato a fumare prima dei 15 anni e, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, fuma il 16,2%. Ma c’è di più, aumenta anche l’uso della sigaretta elettronica: secondo i dati di Eurobarometro piace al 4% degli italiani e spesso è utilizzata in combinazione con la sigaretta tradizionale per smettere di fumare. L’uso dell’e-cig si attesta sull’1,8% di consumatori tra i 18 e i 24 anni.

Si tratta di dati allarmanti e pur-troppo in continua crescita che devono indurre noi pediatri a una valutazione sempre più attenta delle abitudini dei nostri adolescenti.